Mi chiedo perché bisogni policitizzare l’antimafia.
L’antimafia deve avere un ruolo super partes alle correnti di partito… deve sensibilizzare su cos’è la “cultura mafiosa” e non andare a braccetto con la politica.
RICORDIAMO CHE:
“L’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante. Motivato solo dall’impressione suscitata da un dato crimine o dall’effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull’opinione pubblica.” Leonardo Sciascia
Se guardiamo la storia della Nostra Repubblica e della Mafia, potremmo dire che sono nate e si sono evolute su un binario parallelo. Quasi come uno Stato Parallelo se non uno Stato dentro lo Stato.
Proprio per questo possiamo dire che alcune Istituzioni si sono mosse solo dopo il fatto eclatante… come si dice in Veneto: “Quando l’aqua toca el cul, tuti impara a noar”.
RICORDIAMO CHE:
“Capita spesso di sentire parlare di “vecchia mafia” e “nuova mafia”. Non esiste la “vecchia mafia” e la “nuova mafia”. Esiste la mafia, che però è cambiata nel tempo perché si è adattata ai cambiamenti dell’economia e della società in genere”.
Dunque ben venga l’impegno corale antimafia ma… distacchiamo questo impegno di sensibilizzazione culturale dalla politica…
Il 4 settembre 1982, nell’omelia della celebrazione funebre del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’Arcivescovo di Palermo, Salvatore Pappalardo disse: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, citando una frase famosa di Sallustio e guardando in faccia gli uomini dello Stato seduti sui banchi delle prime file. E poi, in italiano per non lasciare equivoci, a voce sempre più alta: “Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici! E questa volta non è Sagunto ma Palermo. Povera Palermo!”
Dunque lasciamo che la politica continui a fare quello che ha fatto per anni… rincorre…
bravo, perfettamente d’accordo..